L’attività del Disability Management acquisisce sempre più rilievo sia in un contesto internazionale che nel nostro Paese. Facciamo il punto su questa competenza, su come sia possibile inquadrarla e quali siano le potenzialità che offre in termini di miglioramento della qualità della vita per tutti e in particolare per le persone con disabilità e i loro familiari, considerando aspetti che vanno dal lavoro all’educazione, dal tempo libero alla cultura.
Il Contesto
Esempi di Disability Management connesso al benessere delle persone con disabilità si trovano in diversi Paesi, anche se con sfumature e approcci diversi; dai contesti urbani a quelli lavorativi, culturali, sociali e sanitari.
I casi riguardano l’attività finalizzata all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità nelle grandi aziende, la supervisione dei servizi e prodotti offerti alle aziende ai loro clienti in un’ottica di accessibilità e Universal Design, il coordinamento e la supervisione di tutti gli aspetti correlati al benessere e all’inclusione delle persone con disabilità in una città, o in un ambito circoscritto di interesse collettivo (come nel caso del Disability Manager all’Expo Milano 2015).
In questi casi, la competenza, già trasversale, si amplia agli aspetti dell’accessibilità degli spazi, degli edifici e dei servizi collegati.
Nei vari Paesi troviamo terminologie ed accezioni diverse, dal Disability Manager all’Equality Manager, dall’Access Officer al Diversity Manager. Tanto per fare un esempio, il British Museum di Londra ha un Equality Manager, mentre la città dispone di un Access Officer. Si osserva anche una tendenza all’ampliamento del target di riferimento, dal Disability al Diversity Manager: a partire dalle persone con disabilità il focus si estende fino ad includere tutte le persone potenzialmente oggetto di forme di discriminazione a causa di una qualche “diversità”. La nuova platea di riferimento può riguardare sia le persone con limitazioni funzionali che le persone anziane, ma vi sono anche le diversità di genere e quelle legate all’orientamento sessuale.
Il Disability Manager
Sul piano delle competenze, la figura del Disability Manager si affaccia in Italia nel 2009 grazie all’inquadramento che viene fatto all’interno del Libro Bianco su Accessibilità e Mobilità Urbana, a cura del tavolo Tecnico istituito tra Comune di Parma e Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.
Nel gennaio del 2010 l’Università Cattolica di Milano, Facoltà di Scienze della formazione, avvia il primo corso di perfezionamento, dal quale usciranno i primi “disability manager” italiani.
A distanza di un anno, nel 2011, viene istituita la Società Italiana Disability Manager (S.I.Di.Ma.) con l’obiettivo di mettere in rete le figure presenti in Italia e promuovere i diritti delle persone con disabilità.
Nell’ottobre del 2017 tale figura professionale viene suggerita come facilitatore nel mondo del lavoro dal II Programma di azione biennale della Disabilità, emanato con DPR 12 ottobre 2017.
Ma l’argomento è anche oggetto di trattazione da parte del D.Lgs. 14 settembre 2015, n. 151, attuativo del Jobs Act, e del primo Piano d’Azione Nazionale su Impresa e Diritti Umani 2016-2021, come vedremo più avanti.
Nel marzo del 2018 la Regione Lombardia inserisce l’Esperto Gestione Risorse Umane con Disabilità tra gli standard professionali nel mondo del lavoro.
L’Attività
I Disability Manager sono professionisti che mettono le loro competenze a disposizione delle persone con disabilità e delle loro famiglie, delle aziende, pubbliche o private, e della società in generale. L’attività è necessariamente trasversale a più ambiti, dal settore sanitario a quello sociale, dalla progettazione accessibile alle politiche per l’inclusione e le pari opportunità.
I temi affrontati interessano le persone disabili in modo diretto o indiretto, le loro famiglie, le associazioni di volontariato, gli addetti alla riabilitazione in ambito sanitario e sociale.
La preparazione di questa figura si basa su più ambiti professionali di conoscenza e può riguardare diverse competenze, come ad esempio architetti, avvocati, sociologi, medici.
Spiega la S.I.Di.Ma. (Società Italiana Disability Manager) che “quella di Disability Manager, più che una professione in sé, è una “competenza” aggiuntiva che può integrare una professionalità preesistente: architetto, avvocato, assistente sociale, terapista occupazionale e così via. Quindi, il ruolo del Disability Manager può cambiare indirizzo in base ai diversi contesti di lavoro: enti locali, ospedali, aziende, ecc”.
La Formazione
Non esiste attualmente un Albo Professionale dei Disability Manager.
Per alcuni anni, l’Università Cattolica di Milano ha attivato un Corso di Perfezionamento per Disability Manager.
Attualmente, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, è disponibile il Corso di Alta Formazione “Disability Manager e Mondo del Lavoro”, della durata di 80 ore, in calendario dal 16 novembre 2018 al 16 marzo 2019.
Nell’Anno accademico 2017-2018 l’Università degli Studi del Piemonte Orientale ha attivato un Corso di Perfezionamento in Disability Management (Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze Politiche, Economiche e Sociali) della durata di 120 ore, con sede ad Alessandria. Quella attività si è svolta in collaborazione con la Società Italiana Disability Manager (SIDiMa) e l’Azienda Ospedaliera Nazionale SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria.
Panoramica su norme, lavoro e diritti umani
Sulla base di una serie di raccomandazioni e impegni a livello istituzionale, si assiste anche ad uno spostamento della percezione di questa competenza come facilitatore per l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità.
Tale competenza viene suggerita come facilitatore nel mondo del lavoro dal II Programma di azione biennale della Disabilità, emanato con DPR 12 ottobre 2017. In tema di Lavoro e Occupazione l’argomento è affrontato nell’Azione 3 “Interventi di natura tecnica e organizzativa per il miglioramento dell’attività di collocamento mirato” che ha come obiettivo il “ miglioramento dei processi di inclusione lavorativa delle persone con disabilità, al fine di evitare discriminazioni, di valorizzare le competenze e garantire continuità sul posto di lavoro.”
Qui tra le azioni specifiche si citano sia l’Osservatorio Aziendale che il Disability Manager, e in particolare si raccomanda di:
- promuovere l’attuazione e monitorare l’andamento dei progetti sperimentali elaborati dal Gruppo 5 dell’OND che prevedono l’istituzione, su base volontaria, nelle imprese del settore privato, di organismi (Osservatorio aziendale e “disability manager“) che abbiano l’obiettivo di promuovere l’inclusione dei lavoratori con disabilità nei luoghi di lavoro, a partire dal momento delicato dell’inserimento, valorizzando, per tutto il percorso lavorativo, la loro autonomia e professionalità e conciliando le specifiche esigenze di vita, cura e lavoro.
Il D.Lgs. 14 settembre 2015, n. 151, Disposizioni di razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese e altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183, in tema di razionalizzazione e semplificazione dell’inserimento mirato delle persone con disabilità nel lavoro, tra i principi di base elenca questi aspetti:
- analisi delle caratteristiche dei posti di lavoro da assegnare alle persone con disabilità, anche con riferimento agli accomodamenti ragionevoli che il datore di lavoro è tenuto ad adottare;
- promozione dell’istituzione di un responsabile dell’inserimento lavorativo nei luoghi di lavoro, con compiti di predisposizione di progetti personalizzati per le persone con disabilità e di risoluzione dei problemi legati alle condizioni di lavoro dei lavoratori con disabilità, in raccordo con l’INAIL per le persone con disabilità da lavoro;
- individuazione di buone pratiche di inclusione lavorativa delle persone con disabilità.
Il Primo Piano d’Azione Nazionale su Impresa e Diritti Umani per il quinquennio 2016-2021, nel raccomandare agli Stati di adempiere all’ obbligo di “fornire una guida efficace alle imprese su come rispettare i diritti umani in tutte le loro operazioni”, indica tra le misure per incoraggiare le imprese nella diffusione della cultura della non-discriminazione:
- la promozione di politiche e buone pratiche imprenditoriali su inclusione e Diversity Management, anche attraverso il supporto istituzionale all’adozione, attuazione e rendicontazione della Carta per le Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul Lavoro (iniziativa volontaria delle imprese lanciata in Assolombarda nel 2009, che partecipa alla European Diversity Charter Platform promossa dalla Commissione UE-DG Giustizia per diffondere in tutti gli Stati Membri un movimento per combattere i pregiudizi e valorizzare i talenti in tutta la loro diversità);
- la promozione di organismi (Osservatorio aziendale e ‘Disability Manager’) che abbiano l’obiettivo di promuovere l’inclusione dei lavoratori con disabilità nei luoghi di lavoro, come anche previsto nella bozza del II Programma d’Azione sulla disabilità.
Più di recente la Regione Lombardia inquadra la figura di Esperto Gestione Risorse Umane con Disabilità tra gli standard professionali, tracciando il quadro delle competenze in relazione al tema dell’inclusione lavorativa (Bollettino Ufficiale 9 marzo 2018 – D. G. Istruzione, formazione e lavoro. Allegato A. Quadro Regionale degli standard professionali. 24.69 Disability Manager).
Impiego
Attualmente i Disability Manager sono presenti in alcuni ospedali, come quello di Motta di Livenza, in aziende e in alcuni comuni, come a Parma ed Alessandria. Nel settembre 2017 il Comune di Roma ha nominato un suo Disability Manager. Vi sono altri esempi presso municipalità ed aziende che gestiscono servizi pubblici. Anche realtà private di grandi dimensioni hanno introdotto questa figura professionale nel loro organico. E’ il caso del settore bancario dove la UniCredit ha istituito di recente la figura del Disability Manager.
Per riassumere, allo stato attuale la materia appare di grande interesse ma i suoi contorni legislativi sono ancora incerti. Dal Disability Manager a tutto campo, al Diversity Manager e all’Esperto di Gestione Risorse Umane con Disabilità, ciò che comunque emerge è l’esigenza di rispondere alla domanda di pari opportunità e inclusione in ambito sociale e lavorativo, ma anche di coordinare le politiche per l’accessibilità diffusa di spazi e servizi, materia che non può essere circoscritta alla semplice applicazione delle norme vigenti ma che necessita di una strategia e di un coordinamento ad ampia scala.
Note di Redazione
Nota 1
Il Piano d’Azione Nazionale su Impresa e Diritti Umani è il risultato di un’articolata attività del Comitato Interministeriale per i Diritti Umani (CIDU), svolta in attuazione dei “Guiding Principles on Business and Human Rights” adottati all’unanimità da parte del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite nell’anno 2011.
Nota 2
Per informazioni e aggiornamenti sulla Società Italiana Disability Manager (S.I.Di.Ma.) si rimanda al sito ufficiale www.sidima.it