E’ del 2015 l’ultima indagine voluta dalla Commissione Europea per valutare la percezione della discriminazione nei 28 Paesi dell’Unione.
Anche le persone con disabilità e le persone anziane sono considerate tra i gruppi a rischio di discriminazione.
Le precedenti indagini su questa delicata materia risalivano al 2006, 2009 e 2012.
L’indagine è stata condotta attraverso 27.718 interviste effettate nei 28 Paesi dell’EU, di cui 1.040 in Italia, nel periodo che va dal 30 maggio all’8 giugno 2015.
Ecco i tipi di discriminazione individuati nell’indagine “Discrimination in the EU in 2015, Special Eurobarometer 437”:
- l’origine etnica
- l’orientamento sessuale (essere gay, lesbica o bisessuale)
- l’identità di genere (essere transgender o transessuale)
- la religione o il credo
- la disabilità
- avere un età superiore ai 55 anni
- il sesso
- avere un’età inferiore ai 30 anni.
Pur rimandando all’intero documento di 396 pagine per comprendere appieno tutti gli aspetti di questo studio vorrei sottolineare alcuni risultati significativi.
Nel 2015 la discriminazione per motivi di origine etnica continua ad essere considerata la forma più diffusa di discriminazione nell’Unione europea (64%), seguita dalla discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale (58%), l’identità di genere (56%), la religione o credo (50%), la disabilità (50%), l’età (essendo più di 55 anni, il 42%) e il sesso (37%).
Ma un aspetto su cui vale la pena riflettere è che dall’indagine emerge la percezione che gli anziani e le persone con disabilità sono tra i principali gruppi esclusi dalle misure contro la crisi economica.
Circa la metà degli intervistati ritiene infatti che le misure per combattere la crisi economica e le politiche per promuovere il recupero nel loro paese tendano ad escludere le persone oltre i 55 anni (52%) e le persone con disabilità (46%).
Dopo aver analizzato la percezione della discriminazione nella società, gli atteggiamenti personali nei confronti della discriminazione e la conoscenza dei propri diritti in materia, il report si chiude con una valutazione sulle misure antidiscriminatorie in essere.
In sostanza l’indagine indica che gli europei sono sempre più a loro agio nei confronti dei gruppi a rischio di discriminazione, ma restano alquanto critici nella valutazione dell’efficacia degli sforzi nazionali fatti per combatterla.
Vi è anche la propensione da parte degli intervistati a fornire dati personali sensibili se questo servisse a combattere la discriminazione e la maggioranza ritiene che le informazioni sulla diversità dovrebbero essere fornite a scuola.
In conclusione, la maggior parte degli intervistati (62%) ritiene che debbano essere introdotte nuove misure per aumentare il livello di protezione per i gruppi a rischio di discriminazione. Ma su questa stessa considerazione la percentuale di coloro che ritengono che le misure in atto vadano implementate sale al 69% per l’Italia.
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Fonte: Special Eurobarometer 437. DISCRIMINATION IN THE EU IN 2015